Il tema della sopravvivenza può essere affrontato secondo diverse prospettive.
Il Survival è un’attività che abbraccia un vasto numero di tecniche e, in generale, di competenze che hanno come fine ultimo quello di mettere in grado di saper gestire potenziali scenari di pericolo e situazioni di emergenza.
Il Bushcraft, dall’inglese “Bush” (bosco, aree selvagge) e “Craft” (capacità) traducibile come “capacità di vivere nei boschi o in aree selvagge”, è un’attività, o meglio uno stile di vita, in cui appunto si sceglie di vivere nel bosco, che diventa la propria casa, in grado di fornire tutte le risorse necessarie (riparo, acqua, cibo, materiali, etc.). In pratica si impara a vivere il bosco non come ambiente ostile da cui fuggire per tornare alla “civiltà”, ma come ambiente familiare in cui trascorrere volontariamente più tempo possibile e a lungo termine.
Questo fa sì che oltre alle tecniche di sopravvivenza base in comune con il survival, il bushcraft includa anche, per esempio, l’intaglio del legno e la lavorazione della pietra per creare utensili, la lavorazione delle pelli per produrre indumenti o sacche, tecniche di costruzione avanzate per creare rifugi solidi e duraturi e qualunque altra cosa di cui si possa aver bisogno per vivere, per un tempo indefinito, nel bosco.
Si tratta di un’evoluzione rispetto alla prospettiva a breve termine. Questa distinzione non serve per evidenziare contrapposizioni ma piuttosto per comprendere che il singolo praticante di attività di sopravvivenza avrà un approccio differente a seconda del tipo di situazione o orizzonte temporale di riferimento: se ci si perde nel bosco è più utile e spendibile la capacità di saper approntare un riparo speditivo piuttosto che un rifugio con camino; se si decide di trascorrere molte tempo nel bosco, perché è qualcosa che ci rigenera profondamente, utilizzeremo tecniche più adatte alla permanenza a lungo termine.